La focaccia

scritto da Mary Read
Scritto Ieri • Pubblicato 17 ore fa • Revisionato 9 ore fa
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Autore del testo Mary Read

Testo: La focaccia
di Mary Read

Se non c'eri stato prima, non lo trovavi. Anche Google Maps si sbagliava, ti portava in un altro posto, tornavi indietro e ti trovavi davanti a una saracinesca chiusa.
Il nostro negozio era in un 'carruggetto' del paese, stretto fra due case medievali che stavano unite da un arco piatto di mattoni consunti. Dicevano  che quell'arco, in realtà, fosse, un tempo, un camminamento, un ponte, una via di fuga, per raggiungere i monti e scappare dalle scorrerie dei pirati.
L'insegna era quella ancora del suo bisnonno. Non poteva essere cambiata, per scaramanzia. Stava su per miracolo, ma era sempre lì, muta, sbiadita, un po' rappezzata e non diceva nulla di speciale, tranne: 'Panificio'.
Invece, per lui, era come se parlasse, come la voce di una donna, tutte le sante mattine:'Vieni, vieni, che è ora. Ti aspetto.'
A lui non dispiaceva essere chiamato. Semplice, perchè quella voce suadente lo faceva sentire vivo, utile per qualcuno.
Alle cinque, il vicolo rimbombava sotto il suono della voce e dei suoi passi.
L'aria di sale si appiccicava ai calzoni, ai capelli e lui non vedeva l'ora di entrare, di mettere il corpo al caldo, nel profumo di olio di olive, immergersi nella rassicurante polvere di farine speciali e poi finalmente toccare le sue teglie. 
Come entrare nel corpo di una donna, una donna che conosceva bene, che sapeva come trattare, sentirla e assecondarla.
Accese le luci. Gli interruttori erano ancora quelli di un colore giallognolo e il filo era attorcigliato a vista, consunti dalle impronte delle sue dita.
Già, le dita delle sue mani. Erano quelle, forti, incuranti del tempo che passava, si contorcevano, si annodavano, non restavano mai inespressive, come quelle delle impastatrici che erano fredde, taglienti, lanciate nell'impasto, senz'anima.
Le sue dita si spingevano sino in fondo, sino allo spasimo, sforzando i polsi per alleggerire quell'ammasso e non accettavano grumi, non ammettevano blocchi o nodi, per traslarlo soffice come nuvola, pomposo, schiumoso e fremente di cantare, anzi, di decantare nelle sue teglie, basse, leggere di quell'alluminio antico, sfregato a pagliette, lucido, che faceva riposare, come fosse un buon vino.
Già, il suo vino. Quel gotto era la sua prima colazione. Bianco. Bianco e dorato. Acini di Portofino, quel monte e dieci filari, lungo la scoscesa collina. Ne usciva il dorato, il sugoso, che scaldava il freddo, che cacciava l'umido dell'anima sola.
Dorato, come la crosticina che si creava sopra.
Prese il bottiglione si sedette a metà sul solito sgabello e se ne versò quel tanto che bastava per aspettare.
Lo bevve a piccoli sorsi e poi ne lasciò tanto quanto bastava.
'Ci sei?'
La porta si era aperta, con un cigolio che aveva ricordato che c'era un mondo fuori.
'Ciao, che ci fai qui?'
'Passavo..'
'E' presto, non è ancora pronta. Non mi dire che sei rimasto in giro sino a quest'ora!'
'Papà...sono gli ultimi giorni..'
'I tuoi amici sono fuori?'
'C'é Luca, Enzo e Marisa, in attesa, lo sai, che non se la perderebbero..Dicono che anche quest'anno vincerai. La migliore focaccia della Costa! E tutti a chiedersi cosa ci metti di diverso e a voler sapere il segreto!'
'Non toccare, per favore!'
Il ragazzo aveva tentato un approccio vicino a una teglia. 
'Non svegliarla, sta riposando'
'Che esagerato! E' proprio una mania la tua. Sembra viva per te!'
Il silenzio per un attimo li avvolse.
Lui pensò: 'Non avrebbe potuto fare questo lavoro, è giusto che parta. Master a Londra e poi chissà! Magari  capace di ritornare con la coda fra le gambe, come il figlio di Gian...'Il ritorno dei cervelli'! E vorrà sapere davvero il segreto della mia focaccia e io, chissà, se sarò ancora...'
'Papà, aspettiamo fuori l'alba...Mi dici quando è pronta...devi ancora metterla in forno!'
'Aspetta un minuto..Vieni qui'.
Si pulì le mani nel grembiule. Prese un altro bicchiere e glielo porse.
'Un brindisi, Marco, e ti svelo il segreto che vogliono sapere tutti...Cin, cin!'
'Davvero? Non ci credo! Tu che mi sveli il segreto...Impossibile!...Perchè vado via?...E' per questo...'
Lui riprese il suo bicchiere con quel tanto che bastava, lo sollevò e lo versò completamente, spargendolo su tutto l'impasto della focaccia e la infornò.
Fuori, il primo raggio di sole si spinse nelle viuzze, arrivò al carruggio e illuminò di dorato, per un attimo, la vecchia insegna 'Panificio'.


Mary Read
Settembre 2025 


La focaccia testo di Mary Read
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